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sabato 25 agosto 2012

B17, una storia che ha dell'incredibile

Il primo febbraio dei 1943, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, un B17 americano collise con un caccia tedesco nello spazio aereo di Tunisi. L’aereo nemico, un Messerschmitt, mentre stava attaccando il 97esimo stormo del Bomb Group, probabilmente a causa delle ferite riportate dal pilota, perse il controllo e precipitò fino a schiantarsi contro la parte posteriore dell’aereo americano Fortress chiamato All American, comandato da Kendrick R. Bragg, del 414esimo stormo dell’Air Force americana (Combat Mission-Nord Africa, nell’ambito del piano “Big American”, BG/414th 97 BS). Al momento dell’impatto, stabilizzatore e motori andarono fuori uso e contestualmente ci fu una grave perdita alla pompa dell’olio di uno dei due motori. La coda ed il timone si danneggiarono pesantemente, la fusoliera si spezzò quasi completamente e era tenuta insieme solo da due piccole parti del telaio. Radio, impianto elettrico e tubi dell’ossigeno andarono in avaria. Il velivolo aveva un taglio nella fusoliera che misurava 16 metri di lunghezza e 4 metri di larghezza.

Nonostante questo, facendo affidamento su un unico cavo d’acciaio che teneva insieme il timone con il resto dell’aereo, Ken Bragg riuscì a far volare l’aereo, miracolosamente. Il mitragliere di coda – rimasto intrappolato per l’assenza del telaio con il resto dell’aereo – assieme agli altri artiglieri utilizzarono le funi dei
paracadute per tenere insieme l’All American ed evitare che la fusoliera si spaccasse definitivamente. Mentre l’equipaggio stava compiendo questa delicata operazione, il pilota continuò la sua missione sganciando alcune bombe sul bersaglio. Questo causò un forte spostamento d’aria che, sommato alla turbolenza dell’aria, rischiò di far volar fuori uno dei mitraglieri. Gli altri membri dell’equipaggio cercarono, sempre attraverso l’uso delle funi del paracadute, di ricacciarlo all’interno, riuscendoci. Stessa operazione fu compiuta anche per il mitragliere di coda, allorché la parte posteriore dell’aereo iniziò a vibrare violentemente iniziando a cedere: ma il suo peso serviva a stabilizzare quella sezione. Il tentativo di virare in direzione dell’Inghilterra fu molto lento: infatti, l’aereo impiegò quasi 70 miglia per allinearsi sulla rotta verso Londra. E, nel frattempo, due caccia Me109 tedeschi portarono un ulteriore attacco all’All American, che nonostante le
situazioni precarie rispose colpo su colpo mettendo in fuga i tedeschi. I mitraglieri sporsero la testa all’esterno del buco della fusoliera per rispondere al fuoco, mentre il mitragliere di coda dovette fare i conti con il rinculo dovuto ai colpi esplosi e alla virata in atto.

Sorvolando la Manica, alcuni Alleati della sezione P51 affiancarono il Fortress scattando alcune fotografie. Via radio, avvisarono la base che il timone di coda dell’aereo pilotato da Bragg vibrava come la coda di un pesce, tanto che non sarebbe mai riuscito ad atterrare in condizioni di sicurezza, ragion per cui era necessario inviare delle navi per salvare l’equipaggio. Ken Bragg avvisò via radio che, dal momento che i paracadute erano stati già utilizzati per tenere insieme l’aereo, l’equipaggio non poteva gettarsi dall’aereo: l’aereo avrebbe dovuto atterrare, non c’erano altre alternative. Due ore e mezzo dopo essere stato colpito, l’aereo effettuò l’ultima virata per allinearsi con la pista di atterraggio, a più di 40 miglia di distanza. Quando l’ambulanza si affiancò al velivolo, i medici constatarono che l’equipaggio stava bene. Se non fossero stati lì con i loro occhi, chi avrebbe potuto credere a quanto era accaduto? Chi avrebbe potuto credere che un aereo così fortemente danneggiato potesse continuare a volare in quelle condizioni? L’equipaggio uscì in sicurezza attraverso la porta della fusoliera, mentre il mitragliere di coda scese servendosi di una scala, un momento prima che tutta la sezione posteriore del velivolo crollasse a terra. 

Il vecchio e robusto aereo aveva fatto il suo lavoro.

(pubblicato su www.inaviation.info il 25/08/2012)

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