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martedì 3 settembre 2013

Volareweb e Itali Airlines, due compagnie fallite: dove vanno a finire gli aerei?

Un Airbus di Volareweb (courtesy of planespotter.net)
BARI - La crisi non risparmia nessuno: dal direttore di una multinazionale al più povero contadino, toglie guadagni a tutti. Spesso anche a varie compagnie aeree che si ritrovano a dover dichiarare fallimento, soltanto l'inizio del loro incubo. Infatti, il panico sorge quando una compagnia appena chiusa deve decidere cosa fare della propria flotta, che giorno per giorno va pagata e mantenuta profumatamente. I debiti aumentano, i creditori reclamano, ma non sempre, in questo tunnel, c'è un' "uscita d'emergenza". Proprio per questo le compagnie
spesso si ritrovano a cedere tutti i loro aeromobili, abbandonando per sempre l'idea di "rialzarsi in volo". E' il caso di parecchie compagnie, oggi analizzeremo però il caso di due italiane, nate l'una nel 1997 e l'altra nel 2004 (avendo cambiato nome da TAI, Trasporti Aerei Italiani ): Volareweb web e Itali Airlines.

Volare Airlines, un po' di storia

Volare nacque nel 1997, come unica compagnia; successivamente, si unì alla Air Europe Italia, acquisendo la maggior parte degli Airbus A320 sui quali fondò la propria flotta, dando vita alla Volare Group. Operavano come un'unica compagnia, la Volare S.p.A. con logo VolareWeb.com, appoggiati da un accordo con Alitalia-C.A.I. che riuscì a dar loro un unico certificato di Operatore Aereo. Ma con la crisi Alitalia del 2009 videro terminate le loro attività e i 4 A320 coi quali operavano vennero bloccati a terra. Era l'ennesima crisi, ma questa volta, la vera fine.

Dove finirono i loro aerei?

Airbus AirOne I WEBB
I due aerei principali, I-WEBA e I-WEBB, furono ceduti alla flotta AirOne, per cercare di contrastare i notevoli debiti. Ma con la crisi Alitalia, che di riflesso colpì anche AirOne, si videro costretti a ripararsi tutti sotto un'unica ala, la C.A.I. appunto, che riunì le compagnie come Alitalia e AirOne, mettendole in cooperazione, ma lasciando loro, comunque, un pò di autonomia.
I rimanenti due A320 (F-OHFR, F-OHFU), in leasing dalla GATX, compagnia per azioni di Chicago, vennero dapprima restituiti alla stessa, e poi ceduti alla XL Airways France, uno, e l'altro alla Strategic Airlines, una piccola compagnia Australiana.

ItAli Airlines

Non molto lunga nemmeno la storia di questa fragile compagnia, nata nel 2004 cambiando nome da T.A.I. (Trasporti Aerei Italiani). La sua flotta fu essenzialmente basata sugli storici Maddog (MD80) che riuscì a estrapolare dalla crisi Alitalia alla stessa compagnia. Il suo mercato era una buona opportunità per i numerosi viaggiatori di Genova e Reggio Calabria, definite le "focus cities" della Compagnia. Infatti, proprio su queste due città, ItAli riuscì a "mantenersi" lontano dai problemi. Ebbe anche l'opportunità di legarsi ad un'altra compagnia, divenuta poi sussidiaria, la MustFly, con la quale si creò il ramo Aerotaxi dall'aeroporto di Ciampino e di Linate. Così la flotta ebbe anche modo di allargarsi con i Dornier DO328J, che la MustFly possedeva. Ma, come spesso accade in Italia, per riuscir a tirar avanti questo grosso business, alcuni capi della società cercarono di evadere ai propri doveri con lo Stato. La Polizia Tributaria, in seguito all' operazione Flying Money, arrestò per una maxi evasione fiscale da 90 milioni di euro l'azionista di maggioranza Giuseppe Spadaccini, il 21 ottobre 2010. La Compagnia, scossa dall'evento, cercò di continuare il suo lavoro, nonostante i debiti di Spadaccini. Nullo il tentativo, che si concluse con la cessione di una licenza provvisoria dell'Enac in data 19 Dicembre 2010 e con la cessione della licenza l'11 Marzo dell'anno successivo.
Un MD82 di Itali (courtesy of planespotters.net, @PELOBA)

E i loro fantastici MD80, dove sono?

Anche per loro l'ultimo pensiero andò alla flotta, composta solo da 10 esemplari di MD80, presi tutti da Alitalia o da compagnie a cui quest'ultima gli aveva concessi, come AirBee, che concesse I-DAVA e I-DAVB. Tutti i velivoli vennero inizialmente bloccati a terra, poi della maggior parte di loro si persero le tracce. Alcuni vennero dati in leasing in compagnie africane, altri come I-DAVA distrutti in parte e bloccati a terra, tolti i motori e resi praticamente immobili. La ItAli inoltre aveva ordinato 10 Sukhoi Superjet più altri 10 in possibile acquisto ma fu immediatamente bloccato l'ordine. Un'altra compagnia fallita, le cui sorti sembravano fruttare, ma che la crisi ha spazzato via.

Nell'altro articolo, abbiamo analizzato il destino di MyAir e AlpiEagles.